I Confidi campani fanno fronte comune contro la Regione. “Gestione del Fondo Rotativo da porto delle nebbie”.

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Si è svolta presso la Camera di Commercio di Napoli, la conferenza stampa dei Rappresentanti del Coordinamento dei Confidi Campani nel corso della quale è stata illustrata e documentata l’inefficacia delle ultime misure adottate dalla Regione Campania in materia di sostegno alle Piccole e Medie Imprese.  In particolar modo, la critica è stata rivolata all’ultimo provvedimento adottato dall’Assessorato Regionale alle Attività Produttive, in base al quale la Regione ha destinato un fondo di 100 milioni di euro per lo sviluppo delle Pmi, affidandone la gestione di alla società in house “Sviluppo Campania”, escludendo di fatto i Confidi, che avevano presentato un Progetto comune che prevedeva anche il coinvolgimento di Unioncamere Campania.

Il Progetto proposto dal Coordinamento Confidi Campani al Dipartimento della Programmazione e dello Sviluppo Economico della Regione Campania prevede quanto segue:

Assegnazione di un Fondo Rotativo di 50 milioni (ovvero il 50% dell’importo stanziato) ai Confidi che avrebbe garantito tutte le operazioni di finanziamento previste dalla delibera n 378 del 24.09.2013 della Giunta Regionale della Campania.

Inoltre, il Coordinamento Confidi Campani, nel proprio progetto, ha individuato Unioncamere Campania come soggetto istituzionale preposto nell’assegnazione del plafond alle singole province campane secondo un meccanismo che prevede criteri di riparto in linea con il Pil regionale o altri principali indicatori di sviluppo. Unioncamere, secondo i Confidi, dovrebbe anche fissare criteri, tempi e modalità di rendicontazione e monitoraggio. Una volta fatta la ripartizione per province, l’assegnazione a Confidi ivi operanti, avverrebbe secondo un regolamento operativo che andrebbe a definire criteri e percentuali di intervento sulla base dei dati ufficiali forniti da ciascun Confidi al 31.12.2013.

Il dato più significativo di questo progetto sta nel fatto che partendo da una dotazione di 50 milioni di euro,  tale meccanismo assicurerebbe nuovi interventi di finanziamento alle imprese per 1 miliardo di euro con garanzia dei confidi al 50% ed euro 625 milioni con garanzia dei Confidi all’80% prevedendo un moltiplicatore pari a 10, con un numero di aziende beneficiarie non inferiori a 4.000 ipotizzando un importo medio finanziato di 250.000 euro, mentre se si abbassasse a 125.000 euro l’importo medio, il numero dei beneficiari salirebbe ad 8000.

Per cui, con una dotazione di 50 milioni ai Confidi, si potrebbero sostenere da un minimo di 4.000 aziende ad un massimo di 8.000, mentre con il provvedimento adottato da Palazzo Santa Lucia, a beneficiare di 96,8 milioni di euro saranno soltanto 334 aziende !!! (vedi allegato pag. 21 del decreto dirigenziale n. 298 de 24/12/2013).

Infatti, In base al provvedimento della Regione Campania, i 100 milioni del “Fondo Rotativo” andrebbero così ripartiti:  3,2 milioni di euro alla società in house Sviluppo Campania, per la gestione del fondo; 96,8 milioni da destinare a sole 334 Imprese (284 di Piccole dimensioni e start up, 40 esistenti e 10 Reti di Imprese) gli impieghi sarebbero così suddivisi: 66,8 milioni in finanziamenti “Revolving”; 18 milioni per “Interventi in Equity” e 12 milioni per il sistema delle garanzie.

 Il Coordinamento Confidi Campani, rappresenta gli interessi di tutte le attività economiche della Campania ed e al 31/12/2013 esprime € 750.000.000,00 di finanziamenti garantiti al sistema bancario ed € 400.000.000,00 di garanzie rilasciate a oltre 20.000 PMI della Regione Campania.

Il Coordinamento è composto dai seguenti Confidi:

Ga.Fi. Sud; Confidi Regione Campania; Confidi Pmi Campania; Co.Na.Ga.; Confcredito; Creditart Confidi; Centrale di Garanzia Fidi; Artigiancredito; Api Campania Fidi; Confidi del Mezzogiorno; Co.Le.Fin. Fidi; Italconfidi e Impresa Confidi.

Queste le dichiarazioni rilasciate dai partecipanti all’incontro:

Rosario Caputo – Presidente Ga.Fi. Sud

“Se si vuole ridare slancio alla già stremata economia campana, la Regione deve smettere di ignorare i Confidi e come questi ultimi siano stati e saranno, per il futuro, in grado di garantire alle imprese un più veloce accesso al credito bancario.

Oggi i Confidi campani hanno dimostrato di saper rispondere, uniti e con proposte tecnicamente condivise, alla crescente domanda di credito delle PMI.

Ma, purtroppo, sembrerebbe che a Palazzo Santa Lucia si preferisca accompagnare una progettualità fumosa quanto velleitaria, rispetto ad una progettualità, ripeto, condivisa, scritta e consegnata da questi organismi di garanzia che, è bene ricordare, attualmente rappresentano circa 20.000 imprese locali.

Trovo, in tal senso, inspiegabile la destinazione di quasi 100 milioni di euro a supporto di finanziamenti per 334 imprese, e sono dati dichiarati dalla Regione, anziché accogliere la proposta di tutti i Confidi che, con la metà di quegli stanziamenti, hanno già dimostrato, attraverso diversi incontri con i rappresentanti della Regione, di poter assistere circa 8.000 aziende campane ad avere un più veloce accesso al sistema bancario attraverso l’erogazione di circa un miliardo di euro di affidamenti.

Insomma, siamo alle solite.

La politica abbozza un fragile percorso e poi, attraverso incontri farsa, chiede ai tecnici del settore, e cioè al mondo dei Confidi, di condividere quello che invece si ritiene essere l’ennesimo schiaffo all’imprenditoria campana e a chi la rappresenta”.

Nino De Luca – Presidente di Co.Na.Ga.

“Relativamente ai  100 milioni di euro stanziati dalla comunità europea  per  interventi a sostegno delle imprese campane la Regione ha fatto le sue scelte , stando agli atti attraverso Sviluppo Campania S.p.a., a regime, saranno emanati  bandi per finanziate circa 300 imprese. Tutto legittimo certo, cosi come è certo che nessuna legge obbliga la Regione  a discutere con noi Confidi, ma la logica e il dovere, in primis, di valorizzare  le risorse comunitarie, a mio parere si. Considerato che, se queste risorse comunitarie, fermo restando gli indirizzi e il quadro normativo di riferimento, fossero state utilizzate  attraverso  i confidi si sarebbero potuti attivare, i immediatamente , 2 miliardi  di euro di investimento a beneficio di circa 10.000 imprese campane , qualcuno in Regione dovrà riflettere e spiegare perché  tra le opzioni  procedurali di impiego di queste preziose risorse si è scelto quella  oggettivamente più costosa, rischiosa e improduttiva , riflessioni e  spiegazioni  che noi solleciteremo in tutte le sedi e a tutti i livelli  deputati  ne abbiamo diritto avendo formalizzato in tempo utile alla Regione un  piano di proposte  preciso semplicemente ignorato”.

Lucio Donadio – Presidente di  Confidi  Pmi Campania

Il Fondo Centrale di Garanzia è riconosciuto ormai quale unico strumento di politica industriale pubblica della garanzia. Per una maggiore efficacia del Fondo, come già positivamente sperimentato da altre Regioni, avvalendosi delle previsioni normative, la Regione Campania dovrebbe richiedere di riservare l’accesso al Fondo, per importi ridotti (nella specie fino a €200.000 di finanziamento) ai soli Confidi, in considerazione del minor livello di sofferenze registrato dal Sistema rispetto a quello bancario e alla loro capacità di selezionare la clientela grazie alla diffusa presenza sul territorio e conoscenza delle PMI.

Vittorio Iodice  – Direttore Generale Confcredito

“Mentre l’intera nazione chiede ai confidi di gestire la delicata fase di crisi in cui si versa, in Campania si affidano fondi per 100.000.000,00 di Euro ad una società in House denominata “Sviluppo Campania”.

Chi è Sviluppo Campania?”.

 

Dal Sole 24 ore del 04 settembre 2013

A due anni dall’acquisizione da parte della Regione, Sviluppo Campania è già in crisi. Lo hanno annunciato i vertici della società pubblica – l’amministratore unico Alessandro Gargani, e il direttore generale Eugenio Gervasio – all’azionista e ai sindacati confederali. La situazione economico finanziaria della Spa sarà meglio ufficializzata nei prossimi giorni: tra il 9 e il 10 è infatti prevista l’assemblea per l’approvazione del bilancio 2012 e del relativo ripiano delle perdite. A quanto sembra, Sviluppo Campania ha maturato perdite per oltre 800mila euro e anche l’andamento dei conti del 2013 presenta criticità. La causa? La esiguità di incentivi da gestire oltre all’appesantimento dell’organico per via giudiziaria. La storia – simile a quella di altre società regionali ex Invitalia – è questa. Invitalia con un provvedimento del 2007 dispone di dismettere le società regionali. Ne segue un processo lungo, specie in alcune regioni tra cui la Campania. Dove, dopo una complessa trattativa, si giunge, solo a settembre 2011, al trasferimento alla Regione di 58 dipendenti e di tre incubatori in comodato d’uso per venti anni. Nel 2011 Sviluppo Campania presentava un portafoglio di attività sufficienti per la gestione operativa, tanto che il bilancio dei primi tre mesi si chiudeva in utile. Nel 2012 già la scena cambia. La Regione guidata da Stefano Caldoro assegna a Sviluppo Campania la gestione del Microcredito: piccoli prestiti tra i 5 e i 25mila euro. In totale 65 milioni del Fse che finiscono presto. Mentre il 26 aprile 2013 il ministero chiude l’attività del titolo II della legge 185 del 2000 (altra forma di incentivazione alle piccole aziende) che fino ad allora praticamente aveva consentito (e non solo in Campania) di far fronte al costo del personale. Insomma, le entrate si riducono e i costi lievitano. Sulla società di sviluppo si abbattono infatti 31 cause di lavoro, di cui 21 concluse con il reintegro, che per 6 lavoratori è già avvenuto. Epilogo che sembra fosse prevedibile. A dire il vero Sviluppo Campania riceve altri incarichi dalla Regione: viene tirata in ballo per la gestione degli aiuti alle aree di crisi, (a valere sul Pac), le viene assegnato il credito d’imposta per l’occupazione (100 milioni) e poi i contratti di programma. Tutte misure ancora non decollate. Nonostante tutto, però, per liquidare Tess, altra agenzia di sviluppo controllata dalla Regione, si pensa che questa debba cedere a Sviluppo Campania una decina dei suoi dipendenti. La gestione diventa impossibile. Il vertice e il sindacato sono in allarme e chiedono a Regione e ministero di accelerare sulla erogazione di fondi da trasferire a imprese e nuovi imprenditori. «Chiederemo al ministero di riattivare gli incentivi del titolo II che hanno avuto buoni risultati al Sud – dice Severino Nappi, assessore regionale al Lavoro – Quanto all’organico non si può immaginare che si possa sostenere il raddoppio sebbene deciso dai giudici». La tensione sale: il sindacato chiede un tavolo con Regione Campania, ministero dello Sviluppo Economico e Invitalia.

 

“La domanda sorge spontanea, è anche questa una manovra di salvataggio a danno della collettività e dei confidi che, nonostante tutto, continuano la propria opera istituzionale?”

 

Antonio Cioffi – Direttore Creditart Confidi

“I Confidi rappresentano il primo elemento nella mitigazione del rischio bancario. Il rilascio di garanzia, il radicamento sul territorio, la profonda conoscenza del tessuto imprenditoriale esistente, sono elementi distintivi, unici ed importantissimi nella difficile valutazione del merito creditizio. In tutto il resto del Paese,  tutte le Amministrazioni Pubbliche ed in primis le Regioni, tengono ben conto delle suddette peculiarità  considerando necessaria la garanzia mutualistica, destinando importanti risorse finanziarie al rafforzamento patrimoniale dei Confidi. Fa eccezione la Regione Campania, che inspiegabilmente non riconosce il ruolo degli stessi e, destina un fondo di 100 milioni di euro per finanziare solo 334 imprese.

Così facendo, la Regione Campania, ha di fatto escluso dal beneficio della garanzia dei Confidi campani e quindi dall’agevolazione di accesso al credito ben 8.000 imprese. Nel particolare e difficile momento economico tutto ciò è inaccettabile!!!”

Enrico Inferrera –  Confidi Centrale Garanzia Fidi scarl

“Manifestiamo la nostra dura critica rispetto alle politiche di sostegno al credito della Regione Campania giudicandole inadeguate ed inefficienti rispetto alla situazione drammatica delle imprese napoletane e campane. Le imprese con meno di venti dipendenti rappresentano nei nostri territori oltre il 98% del totale delle imprese esistenti ed a queste viene erogato un ammontare di credito che è solo del 14% con una tendenza in diminuzione nell’ultimo anno di un -9%. Questi dati la dicono lunga sulla estrema difficoltà di accesso al credito per le piccole imprese,esigenza fondamentale in un momento di crisi. La Regione Campania sembra ignorare tali esigenze non intervenendo con politiche di sostegno ai Confidi che rappresentano l’unica risorsa per supportare le garanzie delle imprese. E’ ferma da 6 anni la legge regionale 10/2008 che prevede interventi sui fondi di garanzia dei Confidi per 5 mln di euro. Anche le ultime misure in via di attivazione,sebbene dotate di ingenti risorse, come quelle sul Fondo rotativo,non affrontano il problema in maniera idonea rischiando di sperperare  o di destinare ad un numero esiguo di imprese quasi 50 mln di euro”.

 

Ciro Frate – Direttore  Artigiancredito

“I confidi rappresentano per le imprese artigiane e le piccole e medie imprese una risposta efficace alla stretta creditizia che ha fortemente investito l’intero comparto. Il dato di un ulteriore riduzione in Campania  del 9% di credito al  comparto artigiano,  richiede un’azione straordinaria  che non può continuare ad ignorare il sistema dei confidi  quale strumento di agevolazione e di facilitazione per l’accesso al credito.  Le  misure recentemente adottate dalla Regione Campania in materia di accesso al credito,  con  la costituzione di un fondo rotativo  rivolto   ad un esiguo numero di PMI, ci vede fortemente critici in quanto  non affrontano il nodo del rapporto con il sistema bancario e, soprattutto,  non rispondono alla necessità di     incentivare le garanzie dei confidi  che rappresentano un efficace  risposta alle difficoltà di accesso al credito. Non è eludendo il rapporto banca imprese che si possono risolvere i problemi di mancanza di credito. Chiediamo una inversione di rotta  partendo  dallo  sblocco dei fondi  della legge 10 sui confidi fermi  dal 2008 e il rifinanziamento della stessa in misura adeguata alla situazione di crisi.  Inoltre, le misure adottate dalla regione per essere efficaci devono contemplare l’intervento dei confidi con l’obiettivo di elevare il numero dei soggetti che possono beneficiare degli interventi a sostegno delle PMI. L’Artigiancredito, alla pari degli altri confidi, si è caricato di maggiori rischi pur di sostenere le richieste di credito da parte dei soci che devono essere attenuati dal sostegno finanziario degli enti pubblici per incrementare il patrimonio dei confidi per la copertura dei rischi assunti”.