La tracciabilità degli alimenti, una questione di sicurezza alimentare da garantire a tutti.

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Le ultime vicende di cronaca su sequestri e distruzione di alimenti non tracciabili, ad opera dei Carabinieri del NAS e dei Medici Veterinari in provincia di Salerno, ha riportato all’attenzione di tutti la questione della sicurezza degli alimenti e lo spreco del cibo. «Occorre innanzitutto fare chiarezza sui termini e di conseguenza sui processi – spiega Orlando Paciello, Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari di Salerno e Docente di Patologia Veterinaria presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” – I termini tracciabilità e rintracciabilità dei prodotti alimentari spesso sono usati come sinonimi, ma in realtà hanno significati ben diversi. La tracciabilità è il percorso di un alimento dalle origini dei prodotti e chi è intervenuto nelle singole fasi di produzione lungo tutta la filiera, cioè la possibilità di seguire il processo di produzione partendo dalle materie prime fino ad arrivare al prodotto finito. La rintracciabilità, invece, permette di ripercorrere il processo produttivo a ritroso, dal prodotto finito fino all’origine delle materie prime, comprendendo anche i luoghi di produzione e la qualità di questi ultimi».

Rappresenta, quindi, una sorta di garanzia per il consumatore sulla qualità del cibo che mangia e sulla sua sicurezza, un segno di trasparenza e di accessibilità alla filiera produttiva. «Se conosciamo da dove viene un alimento, o le materie prime che lo compongono – aggiunge il Prof. Paciello riusciremo a prevederne le sue qualità organolettiche, ed in caso di dubbio, ricercare sostanze o agenti biologici potenzialmente pericolosi per la salute umana. Questo perché, quello che mangiamo, rispecchia fedelmente la sicurezza del luogo di produzione. Chi mangerebbe cibo proveniente da Chernobyl o come faremo a ricercare sostanze dannose in un cibo di cui non si conosce la sua origine e non è tracciabile?».

«Il sistema di rintracciabilità deve essere d’ausilio alle operazioni degli Organi di Controllo, ma anche e soprattutto ai consumatori nell’ottica della sicurezza alimentare. E ciò per permettere la possibilità di rintracciare e di ritirare dal mercato quei prodotti alimentari in grado di determinare dei rischi per la salute umana e animale – continua – Tutto questo richiama alla mente gli episodi recenti dell’insetticida Fipronil nelle uova. Grazie ai controlli dei Medici veterinari e dei Nas ed alle analisi degli Istituti Zooprofilattici si è potuto rintracciare le uova contaminate, ritirarle dal commercio e risalire agli allevamenti di galline in cui era stato utilizzato impropriamente l’insetticida».

Attualmente nell’UE esiste una rintracciabilità obbligatoria imposta dal Reg. CE 178/2002 e una rintracciabilità volontaria che oltre alla rintracciabilità di filiera prevede anche la cosiddetta rintracciabilità interna (ricostruzione del percorso seguito da ogni materia prima o sostanza all’interno dello stabilimento). «Oltre che dalle norme UE la rintracciabilità obbligatoria viene regolamentata anche a livello dei Paesi membri – sottolinea Orlando PacielloUn esempio importante è l’obbligatorietà di apporre in etichetta l’origine del latte da consumarsi fresco e del latte usato nei prodotti lattiero-caseari (crema, burro, yogurt, cagliate, formaggi, ecc.). Quest’ultima novità (imposta dal Decreto Ministeriale del 19 gennaio 2017) prevede l’indicazione in etichetta del Paese nel quale il latte è stato munto (“Paese di mungitura”) e il nome del Paese nel quale il latte è stato lavorato (“Paese di trasformazione o condizionamento”). È quindi chiaro che la tracciabilità di un alimento è una questione di sicurezza alimentare che deve essere garantita a tutti, senza nessuna distinzione di ceto sociale o possibilità economica. Un alimento non tracciato, è un alimento potenzialmente pericoloso, e non basterebbero analisi di laboratorio per evidenziare eventuali agenti patogeni responsabili di malattie anche mortali per l’uomo».

“Se non conosco da dove viene, non saprò mai cosa lo ha potuto contaminare” e né un medico veterinario, né un carabiniere del NAS potrà mai mettere a rischio la vita di un uomo donando cibo non sicuro. Da qui il progetto dell’Ordine dei Medici Veterinari della Provincia di Salerno di collaborare con il Banco Alimentare della Regione Campania, diretto da dott. Roberto Tuorto, finalizzato a controllare il cibo da destinare ai poveri ed a formare i volontari che lavorano al Banco e nelle mense sulle norme igieniche della somministrazione e conservazione degli alimenti. I Medici veterinari ed i Carabinieri dei Nas garantiscono la salute di tutti!