Impronta ambientale dei prodotti alimentari. Al via il modello di “green economy” salernitana

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carbon-footprintLunedì pomeriggio, nella sede di Confindustria Salerno, ha avuto luogo l’incontro sul tema: L’impronta ambientale dei prodotti alimentari – Esperienze e prospettive di etichettatura della “Environmental Footprint”  in Europa e in Italia come opportunità di innovazione e leva competitiva della filiera del pomodoro e della pasta nella Provincia di Salerno”.

L’evento rientra nell’ambito del Progetto: “Verso la sostenibilità della filiera agroalimentare provinciale: promozione e sperimentazione dell’applicazione di un modello per la sostenibilità di processo e prodotto” promosso da Confindustria Salerno, realizzato e finanziato dalla Camera di Commercio di Salerno, in collaborazione con Legambiente e Greener Italia.

Il progetto ha lo scopo di promuovere l’adozione di un modello di sviluppo sostenibile come driver per l’innovazione e la competitività per le aziende della filiera dell’agroalimentare provinciale, attraverso l’implementazione di un programma che punti alla riduzione progressiva delle emissioni di Co2 di prodotti e processi.

L’iniziativa è finalizzata a stimolare un confronto sulle esperienze maturate nel panorama europeo e sulle opportunità di sviluppo che si aprono in Italia, per favorire l’affermarsi di schemi di etichettatura credibili ed efficaci.

 

Il modello presentato è stato realizzato grazie alla collaborazione di alcune aziende rappresentative della filiera del pomodoro che hanno aderito volontariamente al progetto. Il progetto ha consentito  di definire delle linee guida utili alle imprese anche di altri comparti, interessati alla realizzazione della carbon footprint di prodotto.

In Inghilterra sono già 25 mila i prodotti con il marchio Carbon Footprint (CFP), letteralmente impronta di carbonio. Negli ultimi anni sta crescendo esponenzialmente anche il numero dei prodotti italiani, soprattutto quelli alimentari, affinché i criteri di scelta dei consumatori non comprendano più solo qualità e convenienza, ma anche impatto ambientale di ciò che si acquista.

“Confindustria Salerno – afferma Antonio Ferraro – crede fortemente nel valore della sostenibilità ambientale come leva di sviluppo e competitività. Attraverso questo progetto intendiamo accompagnare le aziende nei percorsi di sostenibilità affinché la responsabilità ambientale dell’impresa non riguardi più i processi di produzione, ma coinvolga tutta la “catena del valore” relativa al prodotto e ai servizi offerti. In tal modo offriamo alle imprese gli strumenti necessari per avviare processi di trasparenza e tutela ambientale che troveranno il sicuro interesse dei consumatori”

 

“Sono sempre più numerosi i cittadini che presterebbero attenzione ad un indicatore sintetico, un voto, un giudizio sulle conseguenze ambientali delle proprie scelte di consumo e della fruizione di servizi – spiega Anna Savarese, vicepresidente di Legambiente Campania – Le aziende devono assumersi quindi la responsabilità di misurare l’impatto dei propri prodotti e di dichiararlo in un modo verificabile, così i cittadini che scelgono sulla base di tali dichiarazioni saranno consapevoli delle conseguenze ambientali che li coinvolgono. In questo modo, le aziende sono stimolate ad innovare le produzioni per renderle più sostenibili e i cittadini a cambiare consumi e stili di vita. È questa la green economy in cui crediamo”.

“L’agroindustria costituisce il settore trainante del nostro territorio  – dichiara Guido Arzano presidente della Camera di Commercio di Salerno – pertanto è un nostro preciso obiettivo consolidare e sviluppare ulteriormente il comparto anche mettendo a confronto le tante best practices territoriali del nostro Paese. In tal senso, la Camera di Commercio di Salerno unitamente a quelle di Brindisi, Latina, Modena e Torino, ha dato vita, nell’ambito di Unionfiliere, al Comitato di Filiera dell’Agroindustria ad Alta Qualità Ambientale con l’obiettivo di definire modelli di sviluppo condivisi, fondati su principi oramai irrinunciabili quali la difesa del territorio e la valorizzazione della biodiversità, in grado di coniugare sostenibilità e competitività sui mercati internazionali”.