La befana vince sulla crisi, dolciumi e carbone per tutti

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befanaQuanto Babbo Natale è bello panciuto, tanto la Befana è magra e tetra. Una vecchina che nella iconografia tradizionale è vestita di stracci, con colori scuri e con il cappello da strega, uno scialle e la scopa. La sua origine si fa risalire ai tempi degli antichi romani, quando si     credeva che nelle dodici notti fantastiche figure femminili volassero sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri, e  che a guidarle fosse Diana, dea lunare legata alla vegetazione, altri invece una divinità misteriosa chiamata Satia (dal latino satiaetas, sazietà) o Abundia (da abundantia). Fu solo dopo il medio evo che la cultura tradizionale ha fatto ridurre ad una la Strege,maga, fata, diventando la Befana.  Molti assimilano la befana a madre natura.

La notte del 6 gennaio, infatti, la letteratura  ci ricorda come Madre Natura, stanca per aver donato tutte le sue energie nell’anno trascorso a propiziare il raccolto, appariva non bella sotto forma di una vecchia e benevola strega, che scorazzava su  per i cieli con una scopa. Ella sarebbe stata bruciata come un ramo secco per dare linfa vitale alla sua nuova veste quello della giovinetta Natura, una luna nuova. Prima di scomparire ella donava dolci e frutta a tutti affinchè si propiziassero i raccolti futuri. Quindi secondo alcuni la Befana è il simbolo della fine,del sacrificio femminile per la sopravvivenza della collettività.

poesia BefanaCol tempo però tale lettura è stata superata, soppiantata da quella della visione di una “nonna benevola che premia i bambini che si sono comportati bene.

La befana è una tradizione tutta italiana, quindi molto anche contaminata (in senso positivo) dalla religione Cattolica. Befana infatti deriverebbe da epifania, e quindi dai  doni che i Magi hanno dato a Gesù quando lo hanno onorato. Altri ancora legano la leggenda della befana e i Magi al fatto     i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una vecchia. Malgrado le loro insistenze affinché li seguisse per far visita al piccolo, la donna non uscì di casa per accompagnarli. In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci. Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù. Da allora, la Befana girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare. Si dice che luogo di residenza della Befana è Urbania.

Urbania è una piccola cittadina delle Marche, dove si celebrano numerose iniziative legate alla vecchina sulla scopa, con il naso storto e il porro.

Anche se è principalmente una leggende italiana la befana è festeggiata anche in altre nazioni:

In Spagna il 6 gennaio tutti i bambini si svegliano presto e corrono a vedere i regali che i Re Magi hanno lasciato. Il giorno precedente mettono davanti alla porta un bicchierr d’ acqua per i cammelli assetati e anche qualcosa da da mangiare e una scarpa .In molte città si tiene il corteo dei Re Magi, in cui i Re sfilano per le vie cittadine su dei carri molto decorati.

 In Francia, invece, nel giorno dell’ epifania si usa fare un dolce speciale, all’ interno del quale si nasconde una fava. Chi la trova diventa per quel giorno il re o la regina della festa. Il dolce si chiama “gâteau des Rois” (“dolce dei Re”). Il dolce era diviso in altrettante porzioni quanti erano i convitati, più una. Questa porzione supplementare, chiamata “la parte del Buon Dio” o “la parte della Vergine”, era destinata al primo poverello che si sarebbe presentato.Per molto tempo, l’Epifania fu più importante del giorno del Natale.

. In Russia La chiesa ortodossa celebra il Natale il 6 gennaio.Secondo la leggenda i regali vengono portati da Padre Gelo accompagnato da Babuschka ,una simpatica vecchietta.  

In Germania questo è il giorno della venuta dei Re Magi. Spesso i preti e i chierichetti vanno nelle case per chiedere delle donazioni e recitano solitamente anche qualche Verso o intonano una canzone sacra.

In Islanda il 6 gennaio viene chiamato il tredicesimo, perchè da Natale fino a questa data trascorrono 13 giorni.Questo è l’ultimo giorno del periodo festivo nel quale si dice addio al Natale.

Si inizia con una fiaccolata, alla quale partecipano anche il re e la regina degli elfi. A metà strada arriva anche l’ultimo dei Babbo Natale, il tredicesimo ( il primo Babbo Natale arriva l’ 11 dicembre e poi ne arriva uno ogni giorno fino a Natale, poi dal 25 dicembre in poi ne va via uno al giorno). La fiaccolata finisce con un falò e con dei fuochi d’ artificio.

 In Ungheria il giorno dell’ epifania i bambini si vestono da Re Magi e poi vanno di casa in casa portandosi dietro un presepe e in cambio ricevono qualche soldo.

 In Romania la festa dell’ epifania rappresenta la venuta dei Re Magi ed è un giorno festivo. Ancora oggi in alcuni paesi i bambini vanno lungo le strade e bussano alle porte per chiedere se possono entrare per raccontare delle storie. Di solito come compenso ricevono qualche spicciolo. Anche i preti vanno di casa in casa per benedire le case.

La festa della Epifania è tanto ancora radicata che neanche la crisi economica la distrugge, infatti a quanto si legge da alcune indagini statistiche La calza di dolci continua comunque a essere il dono preferito: quest’anno lo sceglierà il 30% degli italiani, l’1% in più rispetto al 2013. Solo l’11%, invece, opterà per i giocattoli, mentre il 5% degli intervistati ha detto che si orienterà su altre tipologie di regalo. In crescita anche la percentuale di chi si asterrà dai doni: in occasione dell’Epifania 2014 il 54% degli italiani non regalerà né calza né altro: il 41% perché non è solito fare regali per l’occasione, il 13% perché non ha figli o nipoti a cui destinarli. Un dato in leggero aumento (+2%) rispetto a quello registrato lo scorso anno.

Tanto amata da tutti  grandi e bambini, molteplici poesie e filastrocche le son state dedicate, fra cui la poesia di Pascoli e la canzone di  Gianni Morandi