Teste Mozze, presentato il libro di Franco Maldonato a Palazzo Sant’Agostino.

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Pubblico delle grandi occasioni e molti libri venduti, giovedi 14 dicembre, a  Palazzo Sant’Agostino, sede della Provincia di Salerno, in occasione della inaugurazione della  Rassegna “Incontri d’Autore”, organizzata dalla Provincia e dalla fondazione Menna, che ha ospitato come primo evento la presentazione ai salernitani di ‘Teste Mozze’, il romanzo storico di Franco Maldonato (edito da Rubbettino), ambientato nella prima metà dell’Ottocento, tra il 1828 e il 1860.

Dopo i saluti istituzionali del Consigliere Provinciale  Pasquale Sorrentino – che ha anche introdotto e moderato la discussione – è intervenuto il Presidente della Fondazione Filiberto Menna, dott. Claudio Tringali,  che nel delineare le finalità del rilancio della Fondazione dallo stesso presieduta, ha reso noto che presso la Sede della Fondazione  sono custoditi una miriade di volumi disponibili per consultazione e lettura del pubblico e che il prossimo evento sarà la Mostra dedicata ai  Segadores  di Josè Garcia Ortega.

Entrando nel merito del volume di Maldonato, Tringali s’è detto affascinato – prima che della storia raccontata – dello stile del libro (‘che si legge in maniera piacevole e veloce’), della sua scrittura, della caratterizzazione dei personaggi e dell’altezza del messaggio pedagogico che dallo stesso promana.

Ha, in particolare, apprezzato la scelta dell’autore di organizzare la narrazione su un duplice scenario, londinese e napoletano (‘efficace e coinvolgente nonostante l’iniziale diacronicità degli eventi’), che consente al lettore (‘in una sequenza degna di un vero e proprio giallo’) di divenire testimone degli accadimenti del primo scenario, interprete di quelli che si svolgono sul secondo scenario  e, in sede di epilogo, investigatore diretto.

Cedendo, poi, alla suggestione della sua ultraquarantennale esperienza di magistrato ordinario, ha voluto sottolineare  l’attenzione dedicata dall’autore al ruolo svolto nella vicenda dell’assassinio di Costabile Carducci (il protagonista del libro) dei Procuratori del Re e dei Giudici del Regno delle Due Sicilie, che, nonostante le protezioni godute presso la Corte reale dall’autore dell’omicidio, non esitarono a fare il proprio dovere anche a costo di essere allontanati dall’Ordine Giudiziario  e di essere incarcerati per delitto di lesa maestà.

 

Il prof. Alfonso Conte, docente di Storia contemporanea alla Università di Salerno, ha confessato di aver riletto il libro per la seconda volta e di avervi rinvenuto la freschezza di un racconto per molti versi sovrapponibile alle odierne vicende della nostra società, con il delitto di Stato, la corruzione, l’intrigo di palazzo e l’asservimento della stampa, che costituirono  i connotati dell’ affaire Carducci.

Da ricercatore acuto e tutt’affatto che appagato dalle acquisizioni storiografiche, ha rilevato che il racconto si svolge su un piano non riducibile al contesto nazionale,  investendo direttamente e dichiaratamente l’intero scacchiere  europeo, come ad esempio la risonanza (‘che l’autore giustamente valorizza’) delle lettere di William Eduard Gladstone, sulle quali vige un interrogativo tutt’ora aperto, e cioè quale fu il vero scopo per cui la Corona Inglese si interessò in maniera cosi profonda di una vicenda interna al Regno delle Due Sicilie. E, al di là delle risposte che possono esser date a quell’interrogativo, e dopo aver ricordato la vicenda del giudice salernitano Miche Pironti (‘ perseguitato dal governo borbonico per le sua appartenenza alla Società dell’Unità d’Italia’), ha concluso osservando che il merito dell’autore è di averci ricordato come una vicenda ingiustamente sottovalutata dalla grande storiografia ha invece incrociato la Grande Storia Europea, facendo del Cilento e della Provincia di Salerno protagonisti indiscussi del Risorgimento nazionale.

 

La professoressa Annamaria Vitale, direttrice del Museo Ortega di Bosco ha letto alcuni brani del romanzo, tra i più commoventi (come il dialogo tra il protagonista ed il giovane mazziniano di Sapri, Totò Gallotti), non senza sottolineare che l’impianto strutturale, dal punto di vista artistico, risponde al canone aristotelico dell’unità di azione, di tempo e di luogo e che l’autore ha dedicato il giusto rilievo alla ‘questione sociale’ che è parte fondamentale della storia politica dell’Ottocento.

Ha concluso l’evento Franco Maldonato, che, rispondendo alle sollecitazioni emerse dalla discussione, ha dichiarato di aver voluto mettere a disposizione dei nostri ragazzi una storia di alto contenuto morale, nella quale è situato il mito fondativo della nostra comunità. L’avvento della Costituzione Repubblicana del 1948 fa bensì seguito – ha detto l’autore – alla lotta di liberazione dal nazi-fascismo, ma trova la sua scaturigine ideale nella lotta per la Costituzione del 1^ febbraio 1848, ottenuta dopo l’insurrezione del Cilento, che Ferdinando 2^ di Borbone fu costretto a concedere (‘prima testa coronata d’Europa’) , benchè avesse dichiarato di voler fare il colonnello in Russia prima che concedere uno Statuto.

Ed ha, infine, chiosato un’affermazione del prof. Conte, rilevando che il ruolo del Cilento e della provincia di Salerno furono determinanti non solo nell’apertura della stagione costituzionale (che, sull’onda di quella napoletana, portò poi alla concessione  dello Statuto Albertino, della Costituzione del Granducato di Toscana e di tutti gli Statuti del ’48 europeo), ma anche per il progressivo isolamento internazionale del Regno delle Due Sicilie, che cominciò con la denuncia dell’assassinio del deputato cilentano Carducci alla Camera dei Comuni del Parlamento inglese. ‘La sua barbara uccisione, infatti, e l’impunità accordata all’assassino, infatti, rivelarono al mondo intero che Gladstone non aveva esagerato quando ebbe a definire il regno di Ferdinando come la negazione di Dio elevata a sistema di governo.

Geppino Amorelli