L’omaggio di Cetara a Picasso, inaugurazione martedì 16.

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Il genio di Pablo Picasso rivive nel percorso dedicato alle sue opere in ceramica e alle sue opere grafiche, in un parallelo con l’arte africana e i lavori dell’artista cetarese Ugo Marano, ad essa ispirati.

Martedì 16 Luglio, alle 19, presso il Museo Civico della Torre di Cetara, inaugura la mostra “Picasso e l’Africa: alle origini della Forma. Omaggio a Ugo Marano”, voluta dalla Regione Campania, promossa dalla Scabec e organizzata dal Comune di Cetara.

All’inaugurazione interveranno: Michele Strianese, Presidente della Provincia di Salerno, Fortunato Della Monica, Sindaco di Cetara, Angela Speranza, Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Cetara, insieme a Marco Alfano, Storico dell’Arte, l’artista Stefania Marano e Pasquale Persico, dall’Università degli Studi di Salerno.

A cura di Marco Alfano, la mostra è visitabile fino al 15 Settembre, proponendo 40 opere provenienti da prestigiose collezioni private: 6 ceramiche originali su impronta Madoura, noto laboratorio di ceramica francese utilizzato, tra gli altri, da Marc Chagall, Victor Brauner e Henri Matisse, oltre alla serie completa delle 32 incisioni all’acquaforte, all’acquatinta puntasecca e bulino, pubblicate nel libro Corps Perdu (1950).

La raccolta di poesie dello scrittore e politico francese Aimé Cesaire, originario della Martinica, fu di grande ispirazione per Picasso, nel rappresentare la sua riflessione sulle politiche razziste dell’epoca, nonchè sulla cultura africana in generale.

È in questa interpretazione che si svela il lavoro, in chiave contemporanea, del genius loci Ugo Marano (scomparso nel 2011), di cui si presentano, per la prima volta, una sequenza di dieci grandi disegni, sette ceramiche e quattro grandi vasi.

Nel lavoro della ceramica, Marano rilegge le forme primordiali delle opere picassiane, recuperando quell’immediatezza e spontaneità, che determinano un nuovo rapporto, tra uomo e natura. Come Picasso, l’artista Marano ha saputo cogliere nell’arte africana l’espressione di un rapporto semplice, tra le persone e l’ambiente, espresso nella sintesi delle forme e nei segni codificati.

In esposizione, inoltre, ci sarà una selezione di maschere e statue africane del XIX e XX secolo, della collezione privata di Mino Sorvillo, che ci restituiscono un’ulteriore indagine iconografica e simbolica del mondo artistico africano.

“E’ un grande onore ospitare la mostra di uno dei più grandi artisti del XX secolo” – afferma Fortunato Della Monica, sindaco di Cetara. “Con questo evento, si sottolinea la realtà del Museo Civico della Torre, ritenuta un caposaldo nella programmazione cetarese, in ambito culturale. Una grande soddisfazione per chi si impegna per la promozione del proprio territorio”.

Nella Sala delle Rocce, a cura del Museo MAV di Ercolano (Museo Archeologico Virtuale), un’installazione di videomapping riprenderà i motivi delle terracotte, delle maioliche e delle ceramiche esposte, catapultando i visitatori in un’atmosfera tribale.

Arricchiscono la proposta altre 60 opere di 20 artisti “viaggiatori”: dalle ceramiche del “periodo tedesco” di Richard Dölker alla “negritudine” di Melkiorre Melis, dall’innovazione modernista di Guido Gambone, Salvatore e Giosué Procida alla multiforme esperienza creativa di Bruno Gambone, Monica Amendola, Stefania Mazzola, Mimmo Paladino, Angelo Casciello, in dialogo serrato con i lavori degli artisti africani Edward Said Tingatinga, Seyni Camara, Reinata Sadimba, Frédéric Bruly Bouabré, Jak Katarikawe e George Lilanga.

“La torre, rappresenta il faro pulsante della comunità locale e rilancia la sua anima culturale con opere da un valore inestimabile: Scrigni di vita, documenti preziosi di umanità, mediatori di incontri, di relazioni. Tramite esse, si schiude la “storia”, con l’auspicio che tutti possano “ascoltarle” come una bella voce che ripropone nell’immagine, nel simbolo, i valori del passato” – osserva Angela Speranza, Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Cetara. “Ora, godiamoci questo viaggio. Un momento di bellezza, che ci lascerà meraviglia e contemplazione”.

Il percorso espositivo sarà anche occasione di vetrina internazionale per i progetti site-specific di due giovani artisti campani: Christian Leperino e Sergio Scognamiglio.

La mostra è inserita nel contenitore culturale promosso dalla Scabec OpenArt Campania ed è finanziata con fondi POC (Programma Operativo Complementare) 2014 – 2020 RegioneCampania.

 

Per informazioni:

Assessorato Cultura e Turismo – Comune di Cetara

Infoline: 089 262911 – 089 262915

www.cetaraturistica.it

Orari apertura al pubblico: tutti i giorni, dalle ore 17 alle 23; chiusura lunedì

Courtesy ticket: 3€ (prezzo simbolico, a sostegno della cultura)

 

Nota del Curatore, Marco Alfano:

L’argomento proposto dal percorso espositivo è quello della cosiddetta “arte primitiva” o meglio, dei pregiudizi, dei luoghi comuni, delle incomprensioni in cui le società occidentali relegano gli oggetti prodotti da civiltà come quella africana, fondate su concetti religiosi radicalmente diversi da quelli europei. Il destino di molte opere, come alcune esposte queste sale provenienti dall’Africa orientale e subsahariana, di straordinaria bellezza, subiscono un processo di mercificazione già alla fine del XIX secolo, finendo nei musei come curiosità etnografica, sottratti al loro originario contesto

culturale, assumendo un valore formale per gli artisti delle prime avanguardie che ne riscatta la rozzezza e l’origine “oscura”, in sostanza incomprensibile. Pablo Picasso giungerà solo nei primi anni Cinquanta a rivedere l’approccio all’arte e alla cultura africana tramite nuove categorie interpretative non ignare degli sviluppi scientifici dell’antropologia culturale che in quegli anni, sulla scorta dei libri pubblicati da Claude Lévi-Strauss, inizia ad assumere un significato globale ancora oggi vincolante nell’interpretazione della genesi e dinamiche evolutive della cultura umana. […] Si tratta di una mostra che consentirà al grande pubblico di cogliere meglio tutto ciò che dobbiamo all’Africa nel modo in cui guardiamo alla modernità di Picasso e quindi al linguaggio attuale dell’arte, perfettamente disvelato nel segno antiretorico, rivoluzionario ed “iconoclasta” di Ugo Marano.